SILVANA PINCOLINI SCULTRICE
IL MAGICO E IL RAZIONALE
Personale di Silvana Pincolini
Rocca Sanvitale, Piazza Matteotti 1, Fontanellato (PR)
16-25 aprile 2011
Di uno scultore ci si informa: con quale materia lavora? Ci sono scultori che scolpiscono la pietra e il legno, ci sono scultori che modellano (sarebbe meglio chiamarli modellatori?) la creta, il gesso e la cera, magari per fare gettare poi l’opera nel bronzo. Ci sono, tradizionali e popolari, scultori c he lavorano con cartapesta e con la pasta per il pane e il forno. Ci sono stati scultori che erano pittori e scultori insieme, che creavano scene a tre dimensioni che sfumavano nelle due dimensioni delle pareti, come gli artisti dei Sacri Monti. Ci sono stati, nella schiera de gli artisti del novecento impegnati a liberare l’arte dal guscio ammuffito della tradizione, scultori in carta (Bruno Munari, per esempio) e scultori in ferro, abili a usare la fiamma ossidrica e la pressa, (César, per esempio e un’infinità d’altri), modellatori in plastiche varie (ancora César, e un’altra infinità). Ci sono stati scultori ambiziosi che hanno lavorato con gli elementi, come Walter De Maria nel campo di lampi nel New Mexico, o scultori che hanno aggiornato l’arte dei tassodermisti e dei preparatori di esemplari anatomici. Tutti, anche quelli che hanno scolpito con la sabbia o hanno fatto del proprio corpo un’opera d’arte, hanno rinnovato l’antica ambizione dell’arte di pacificare o almeno di tenere a bada con la bellezza il disordine del mondo. L’arte non si è mai evoluta, ha cambiato forme, ha mutato mezzi, ma ha mantenuto il proprio statuto dai tempi più lontani. è per questo che quando si sono resi conto che le forme della loro tradizione non gli permettevano più di svolgere il loro compito di maghi pacificatori, gli artisti d’Occidente hanno potuto ritornare alle fonti, alle arti prime, per cercare forme ancora vive, ancora vitali, ancora capaci di trasmettere senso, bellezza, pace. Tra le arti primitive il magazzino delle possibilità era nutrito. Ciascuno vi ha attinto le forme e i modi più congeniali. Silvana Pincolini ha trovato quella che è forse la vera essenza dell’arte prima, la volontà e la capacità di armonizzare in un’opera d’arte gli opposti primordiali, il vivo e il morto, il ferro e la ceramica, la pietra e la fibra vegetale, il leggero e il pesante, l’organico e l’inorganico, il corruttibile e l’incorruttibile, il maschile e il femminile, il caldo e il freddo, il duro e il molle, il geometrico e l’informale, il colto e il primitivo, il magico e il razionale.
Sandro Fusina